Verso quale direzione stanno andando pedagogia e didattica?
Secondo la mia esperienza, lavorare con bambini e ragazzi è sempre una questione di passione.
Soprattutto di questi tempi.
Chi come me da sempre è in questo campo
sa bene di cosa sto parlando
e costantemente approfondisce e si aggiorna, si confronta sia con colleghi che con altre figure complementari.
È cambiato qualcosa nella nostra società ultimamente?
Innanzitutto, io credo che qualsiasi lavoro, non solo quelli in cui ci si trova a contatto con i bambini, debba essere spinto dalla PASSIONE, l’unica nostra caratteristica capace di stabilire una RELAZIONE, strutturare e INNOVARE le attività proposte.
Se è vero che noi insegnanti dobbiamo seguire programmi ministeriali,
è vero anche che l’insegnante ha una certa AUTONOMIA rispetto alla classe e rispetto agli stessi alunni, e grazie a questo piccolo spazio di libertà noi possiamo gestire al meglio i programmi.
Il libro “Lasciateli giocare” dello psicologo Peter Gray è stata una lettura illuminante per me in questo senso.
Gray approfondisce l’importanza del GIOCO, scoprendo cosa è cambiato nelle nostre società, nelle famiglie e nell’ambiente scolastico.
Ve ne cito un passo per me importante:
“Una ragione significativa dell’aumentato controllo sulla vita dei bambini da parte degli adulti è il peso in costante crescita dell’obbligo scolastico.
Oltre a scuole materne ed elementari, adesso abbiamo anche asili nido e preasili, tutti strutturati più o meno come le elementari con COMPITI ASSEGNATI dagli adulti AL POSTO DEI GIOCHI.
L’anno scolastico si è allungato, la giornata scolastica anche, e in quelle ore le opportunità di gioco libero sono ridotte al lumicino.
[…]
Allora si fidavano di noi, oggigiorno dei bambini non ci si fida più allo stesso modo.”
Quindi, come dicevo, è fondamentale essere mossi da una immensa passione, ma anche una grande FIDUCIA che ci porti a lanciare vere sfide che sveglino le menti, la curiosità, il gioco, nel rispetto dei TEMPI di ciascuno.
È vero: il gioco spontaneo senza l’intervento di una figura adulta avviene sempre meno ed è preoccupante che i piccoli non sperimentano da soli perché viene loro impedito.
Il gioco libero lavora a più livelli:
– accresce il livello di concentrazione,
– sollecita la sperimentazione,
– fornisce spunti per potenziare l’autonomia personale,
– può essere occasione di socialità.
Oggi la routine è strutturare delle attività per bambini seguendo criteri ben precisi cercando di declinare l’attività pensata in base a età e sviluppo cognitivo e prassico:
può capitare quindi che la ROUTINE soffochi la passione!
Però credo che la passione sia quel motore che permette di metterci in gioco ogni giorno.
I bambini leggono sempre nei nostri comportamenti, e lavorando con loro controvoglia potremmo involontariamente generare in loro un cattivo approccio a una determinata materia scolastica, ma anche veri e propri disturbi psicologici.
Cosa consiglierei a tutti gli educatori oggi?
Di mettersi in gioco, al di là dei compiti assegnati sia ai docenti che ai discenti; e di impostare fin dall’inizio una collaborazione attiva.
Il bambino più irrequieto dall’insegnante meno capace sarà etichettato e non ascoltato.
Un bravo insegnante, invece, cerca sempre di coinvolgere ciascun bambino.
Paola Rinciani